IRLANDA. ATTACCO CHOC DEL PREMIER AL VATICANO di Gianni Cardinale
Il primo ministro irlandese Enda Kenny (nella foto) ha lanciato ieri un attacco senza precedenti alla Santa Sede accusando pesantemente il Vaticano di non aver affrontato a dovere lo scandalo degli abusi sessuali commessi dai preti pedofili. Le critiche sono state formulate nel corso di un dibattito parlamentare sul rapporto pubblicato la scorsa settimana, nel quale si imputa alla Chiesa cattolica romana di aver reagito in modo inappropriato di fronte alle accuse di violenze nei confronti di 19 esponenti religiosi nella diocesi di Cloyne, nel sud dell’Irlanda.
Davanti al Dail, la camera bassa del Parlamento irlandese, Kenny ha detto che il rapporto “ha evidenziato il tentativo della Santa Sede di bloccare un’inchiesta in uno Stato sovrano e democratico non più di tre anni fa, non trent’anni fa”.
Secondo il premier, il rapporto Cloyne “fa emergere la disfunzione, la disconnessione e l’elitarismo che dominano la cultura del Vaticano. Lo stupro e la tortura di bambini sono stati minimizzati per sostenere, invece, il primato delle istituzioni, il suo potere e la sua reputazione”. Nella parte finale della sua requisitoria, che ha superato i confini dell’ingiuria, il politico irlandese, dichiaratosi “cattolico praticante”, non si è nemmeno astenuto dal lanciare una stilettata diretta contro il Papa, citando e criticando questa frase dell’allora cardinale Joseph Ratzinger: “Standard di condotta appropriati alla società civile o al funzionamento di una democrazia non possono essere puramente e semplicemente applicati alla Chiesa”.
Kenny ha pronunciato il suo discorso appoggiando la mozione approvata all’unanimità dal Parlamento, in cui pure si “deplora” il Vaticano. Mozione che ricorda quella approvata da un Parlamento di un altro Paese di tradizione cattolica, il Belgio, contro le affermazioni del Papa sull’Aids e i profilattici durante il viaggio in Africa del 2009. In quel caso, dopo un paio di settimane, vi fu una reazione ferma della Santa Sede. Reazione che, si suppone, arriverà anche in questo caso. E che è stata già preannunciata dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il quale, martedì 19 luglio, aveva detto che la diplomazia pontificia avrebbe formalmente replicato alle prime accuse contro Roma già formulate da alcuni esponenti governativi irlandesi.
Nell’occasione padre Lombardi, seppur a titolo personale, aveva già replicato alle accuse, documentando ad esempio che “non vi è alcuna ragione per interpretare” una lettera del nunzio in Irlanda del 1997 citata nel rapporto Cloyne “come intesa a occultare i casi di abuso”. Così come “allo stesso tempo – aggiungeva – non vi è assolutamente nulla nella lettera che suoni invito a non rispettare le leggi del Paese”. Anzi, spiegava il portavoce vaticano, “le obiezioni a cui faceva riferimento la lettera circa un obbligo di informazione alle autorità civili (’mandatory reporting’), non si opponevano ad alcuna legge civile in tal senso, perché essa non esisteva in Irlanda a quel tempo (e le proposte di introdurla sono state oggetto di discussione per diversi motivi nello stesso ambito civile)”.
“Risulta perciò curiosa – commentava quindi padre Lombardi – la gravità di certe critiche mosse al Vaticano, come se la Santa Sede fosse colpevole di non aver dato valore di legge canonica a norme a cui uno Stato non aveva ritenuto necessario dare valore di legge civile!”.
Ma le parole del portavoce vaticano non sembrano essere state prese minimamente in considerazione dalle autorità governative e parlamentari del l’Irlanda.
Nessun commento:
Posta un commento