sabato 11 febbraio 2012

Sul Concistoro l’ombra delle divisioni in Vaticano

Sul Concistoro l’ombra delle divisioni in Vaticano (Massimo Franco)
C’è un’incognita annidata sullo sfondo dei rapporti fra Vaticano e Stati Uniti. Non è scontato, infatti, che l’attuale nunzio a Washington, Carlo Maria Viganò, possa rimanere a lungo al suo posto dopo le due lettere date in pasto al pubblico, con le quali denunciava la corruzione del Governatorato da lui presieduto: una mossa destinata a mettere in mora uomini vicinissimi al segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Il conflitto si è concluso, per ora, con una puntuta, seppure tardiva, autodifesa collettiva delle persone chiamate in causa. È chiaro che per Viganò essere l’interlocutore dell’episcopato statunitense e della Casa Bianca in un anno di elezioni presidenziali senza avere la fiducia del Vaticano sarà a dir poco complicato.
Ufficialmente, il problema non si pone. Il 7 febbraio scorso L’Osservatore romano ha dato notizia dell’«inizio della missione» di Viganò negli Usa, sede strategica: seppure con rilievo minore di quella del nunzio in Uzbekistan. Il problema è che cosa accadrà se alla fine dovesse tornare a Roma.
Un’ipotesi agita la Curia: che l’ex capo del Governatorato, forte dei documenti in suo possesso e ulteriormente esacerbato, possa citare in giudizio le persone che ritiene lo abbiano mandato a Washington per rimuoverlo. Significherebbe far venire a galla alcuni degli affari meno confessabili della Santa Sede; e delegittimare i vertici vaticani. D’altronde, l’impressione è che il nunzio a Washington sia solo uno degli abitanti di un formicaio caotico dal quale ormai lettere anonime e rapporti riservati escono a fiotti.
Si tratta di comportamenti non inusuali in un papato considerato nella fase finale, si fa notare. Ma la spiegazione appare riduttiva. La cosa strabiliante è che nessuno sembra in grado di controllare un gioco al massacro sfuggito improvvisamente di mano. La messe di pettegolezzi e rivelazioni più o meno credibili che sta affiorando non sorprende per il contenuto delle notizie: alcune suonano tanto clamorose quanto inverosimili, come quella su un complotto per uccidere Benedetto XVI. La vera novità è che filtrano, e nessuno sembra in grado di fermarne la diffusione. Già a settembre si seppe di una lettera anonima a Bertone, nella quale gli si augurava «un funerale di prima classe». La reazione ufficiosa fu di spiegare che missive del genere sono frequenti; e si sottovalutò che era finita sui giornali.
Ultimamente sono stati resi pubblici alcuni appunti riservati sul modo di evitare che la chiesa cattolica italiana sia accusata di evadere l’Ici su alcuni immobili; e poi la storia dei 180 milioni di euro trasferiti in banche tedesche dallo Ior, l’Istituto per le opere di religione, «la banca del Vaticano». Le precisazioni venute da Oltretevere sono state immediate, risentite e circostanziate.
Ma non sono riuscite a cancellare del tutto la sensazione di un tentativo disperato di arginare attacchi provenienti in primo luogo dall’interno della Curia. È una deriva che nelle scorse settimane ha fatto crescere le voci su una sostituzione di Bertone prima della fine del 2012: prospettiva accarezzata a lungo dai suoi avversari, ma considerata fino a poco fa impossibile, per i rapporti fra il pontefice e il suo segretario di Stato.
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