mercoledì 22 febbraio 2012

Vaticano, i soldi e la guerra

Vaticano, i soldi e la guerra - L'Espresso
" Siamo entrati nello Ior, la banca della Santa Sede: che ha un patrimonio di 5 miliardi di euro ed è di nuovo nella tempesta. Come tutti i vertici della Chiesa, dove è in corso un'incredibile lotta tra cardinali. Un'anticipazione dell'ampia inchiesta in edicola sull'Espresso

Pubblichiamo qui di seguito uno stralcio dall'ampia inchiesta sullo Ior e sui retroscena della lotta in corso all'interno del Vaticano, sull'Espresso in edicola oggi.

Una partita finanziaria cruciale per il Vaticano e per lo Ior. Convincere l'Europa a inserire il piccolo stato e la "banca di Dio" nella "white list" dei paesi virtuosi. Ma anche un gioco di potere fra cardinali che ha come bersaglio Tarcisio Bertone, il potente segretario di Stato che qualcuno in Vaticano vorrebbe sostituire. Una partita fatta di documenti ufficiali e di dossier segreti, di consulenti finanziari e di strane figure che si muovono nell'ombra.

Da una parte il papa e Bertone provano infatti a cancellare le ombre che da più di trent'anni si allungano sullo Ior, quell'Istituto per le opere di religione finito in troppi scandali, che tutti ricordano per Sindona, Calvi e Marcinkus e che molti ritengono ancora un "paradiso fiscale" senza controlli. Mentre alla Segreteria di Stato ripetono che «no, di quello Ior non è rimasto più nulla, nemmeno un solo dipendente. Tutto è moderno e trasparente». Dall'altra parte, sempre fra le alte sfere della Chiesa, pezzi da novanta come il cardinale Attilio Nicora, presidente dell'Aif, l'autorità di informazione finanziaria del Vaticano, denunciano invece una specie di sacro golpe: il tentativo cioè del Vaticano di nascondere un colpo di spugna dietro alle nuove norme anti-riciclaggio della banca chieste dall'Europa per poter inserire il Vaticano nella cosiddetta "white list" che darebbe allo Ior lo status di istituto "sicuro". Per mettere una pietra sopra lo scomodo passato. Una partita non solo finanziaria, dunque, divisa fra paradisi religiosi e paradisi fiscali, dove in gioco non c'è una semplice certificazione europea, ma l'immagine stessa di Ratzinger e il potere dei porporati che ambiscono al suo soglio.

L'ultima parola ce l'ha la Moneyval committee. La commissione, che opera nell'ambito del Consiglio europeo, deciderà a giugno se la Città del Vaticano potrà entrare fra i Paesi virtuosi che rispettano le procedure sulla trasparenza oppure sarà classificata come un paradiso fiscale. I commissari sono arrivati alla Santa Sede e se ne sono andati con migliaia di documenti. Stanno vagliando tutti gli enti vaticani con particolare attenzione alle procedure anti-riciclaggio dello Ior. Il dossier sull'Istituto conta oltre 250 pagine. E lì dentro ci sono le risposte ufficiali con cui lo Stato pontificio proverà a dimostrare che lo Ior è trasparente. "L'Espresso" è potuto entrare nell'Istituto e visionare i documenti.

In quel dossier ci sono molti dati nuovi, informazioni sui conti e procedure che dimostrerebbero lo sforzo di Ratzinger verso la trasparenza. Ma anche nodi che restano irrisolti. E che dividono i santi banchieri, i tecnici e soprattutto i cardinali, già in lotta fra loro nella guerra in corso dietro le mura leonine, emersa violentemente con il documento anonimo sulla presunta morte entro un anno del papa pubblicata dal 'Fatto'.

Un evento che a molti ha fatto tornare in mente le parole umanissime e inconsuete dettate da Benedetto XVI nel libro-intervista di Peter Seewald del 2010: «Quando un papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente e spiritualmente di svolgere l'incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi».

Joseph Ratzinger compirà 85 anni il 16 aprile. Tre giorni dopo raggiungerà i sette anni di pontificato.

In pubblico appare lucido e in forma, si prepara a visitare Messico e Cuba. Chi gli sta vicino ripete: «Arriverà almeno all'età di Leone XIII, il papa più longevo del Novecento, morì a 93 anni». Eppure la sensazione di debolezza e di vulnerabilità che si è impadronita dei vertici della Chiesa non riguarda soltanto la salute fisica del pontefice. Ma la sua capacità di guidare il timone della nave di Pietro, sconquassata nelle ultime settimane da una misteriosa catena di scandali, lettere anonime, perfino - appunto - preannunci di morte. "

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