Chiesa cattolica: il Vescovo di Ragusa ama il laicismo di Stato
Chiesa cattolica: il Vescovo di Ragusa ama il laicismo di Stato - corrispondenzaromana.it
(di Federico Catani)
«Uno
Stato laico come il nostro non può ignorare il fenomeno delle
convivenze, deve muoversi e definire diritti e doveri per i partner. Poi
la valutazione morale spetterà ad altri». In queste parole di
mons. Paolo Urso, vescovo di Ragusa, è ben espresso l’erroneo pensiero
dominante al giorno d’oggi in campo cattolico. Il problema è che a
pronunciare simili affermazioni è un vescovo che dovrebbe confermare
nella fede il popolo lui affidato.
<>In un’intervista rilasciata lo scorso 11 gennaio alla testata on-line
“Quotidiano.Net”, che compare anche nel sito di informazione della
curia ragusana “Insieme”, il vescovo siciliano ha rilasciato alcune
dichiarazioni gravemente contrarie a quanto insegna il Magistero della
Chiesa. Dopo aver ammesso con tutta sincerità e senza alcun ripensamento
che rifarebbe la scelta operata nel 2005, ovvero votare al referendum
sulla legge 40 nonostante l’invito all’astensione formulato dal
cardinal Ruini, allora presidente della Cei, con il sostegno del Papa,
mons. Urso ha difeso le unioni omosessuali.
Eppure il Catechismo della Chiesa Cattolica definisce l’omosessualità una condizione oggettivamente disordinata. «Quando
due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere
insieme, è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto»,
ha sostenuto il vescovo. Salvo poi aggiungere, per cercare di smorzare
un po’ i toni, che tali unioni non potrebbero comunque essere chiamate
matrimoni.
Appare evidente che il pensiero
espresso dal vescovo di Ragusa è del tutto incompatibile con gli
insegnamenti di Giovanni Paolo II prima e di Benedetto XVI poi. Il
discorso sui valori non negoziabili (tra cui la famiglia naturale
fondata sul matrimonio) di Papa Ratzinger e quello sulla democrazia che
va fondata su valori oggettivi di Papa Wojtyla vengono completamente
ignorati. «Sono stato educato alla laicità dello Stato e al rispetto delle leggi civili»,
ha dichiarato mons. Urso, dimenticando così quello che è un principio
classico del Cattolicesimo: alle leggi ingiuste non si deve obbedire.
Come potrebbe infatti un fedele cattolico e tanto più un vescovo,
ammettere una legislazione che normalizza gravi peccati come l’aborto,
il divorzio e la pratica dell’omosessualità? In nessun documento del
Magistero vi è la possibilità di rintracciare uno spiraglio in tal
senso. Mons. Urso sa sicuramente che la separazione tra fede e vita non
è ammissibile e che lo Stato laico non può comunque essere neutro
quanto ai valori. E allora perché ha rilasciato simili dichiarazioni?
(Federico Catani) "
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